CRATere: arte, umanità e teatro contemporaneo in rassegna

 

 

“Diffidiamo de' casamenti di grande superficie, dove molti uomini si rinchiudono o vengono rinchiusi. Prigioni, Chiese, Ospedali, Parlamenti, Caserme, Manicomi, Scuole, Ministeri, Conventi. Codeste pubbliche architetture son di malaugurio: segni irrecusabili di malattie generali. Difesa contro il delitto - contro la morte - contro lo straniero - contro il disordine - contro la solitudine - contro tutto ciò che impaurisce l'uomo abbandonato a se stesso: il vigliacco eterno che fabbrica leggi e società come bastioni e trincee alla sua tremebondaggine”.

da "Chiudiamo le scuole" di Giovanni Papini, 1 giugno 1914

 

 

Se le date del festival riprendono le leggi 180 e 194, rispettivamente del 13 e del 22 maggio 1978, cui due progetti ospitati si collegano, dedicare la prima edizione del festival denominato CRATere al tema della scuola e dell’educazione ha motivazioni stratificate. Dal punto di vista della programmazione dell’associazione culturale Teatro PraTIKo in cui il C.R.A.T. (Centro Ricerca Artistica Teatrale) è attivo, la scelta del tema è il compimento di un percorso che dal 2006 ha affrontato il rapporto tra scuola e teatro. A livello internazionale la collaborazione con il pedagogista teatrale Jurij Alschitz, ha accompagnato questo lavoro sul territorio che si arricchirà nell’autunno 2010 grazie alle testimonianze più significative a livello nazionale tra “scuola” e “non scuola” di Socìetas Raffaello Sanzio con Claudia Castellucci e Teatro delle Albe con Marco Martinelli. Così in apertura della rassegna troviamo la tavola rotonda intitolata “Scuola o non scuola?” presso il Centro culturale Trevi che accoglie esperienze dal mondo della didattica intrecciate a quelle provenienti dal teatro. Su un altro piano l’educazione tra inclusione e esclusione ispira la programmazione di CRATere, a partire dall’esperienza del Teatro Casa Basaglia che dopo la partecipazione alla stagione de LA SOFFITTA dell’Università di Bologna diretta da Marco De Marinis nel 2009 e a quella del Teatro Metastasio con un progetto di Giuliano Scabia quest’anno, testimonia un’originale pratica teatrale cresciuta come tentativo di superamento della psichiatria. Di qui chiaro - oltre che per la collaborazione creativa degli ultimi anni - l’invito rivolto alla Compagnia della Fortezza che con Armando Punzo da lungo tempo lavora per la valorizzazione umana oltre che artistica dei reclusi nel carcere di Volterra. Anche gli altri spettacoli accolti da CRATere affrontano sul margine del sociale l’integrazione intesa spesso come silenzio imposto - al bambino, al giovane, al femminile - in un’educazione o socializzazione mai indolori. Teatrino Clandestino, prima in un workshop con studenti degli indirizzi artistico, sociale e pedagogico del liceo Pascoli di Bolzano, poi nello spettacolo “Candide (o il bastardo)” getta uno sguardo sul mondo giovanile e sul tentativo dell’arte di creare un immaginario autonomo. Teatri di silenzio con gli spettacoli “AHHA (ANNA)” e “Cuore di cane (forever young)” affronta a partire dai testi di Tolstoj e Bulgakov il rapporto di una singolarità, “Anna” o “Pallino”, con la propria identità sociale. Altre proposte - “La rivolta di Pinocchio” con i bambini della scuola elementare, “Chiudiamo le scuole” con i ragazzi del liceo, “Compagno di scuola” con Mohammed Al Masmoudi - testimoniano un lavoro sul territorio che prosegue. La Residenza di pensiero accoglie con Lucia Amara, Adele Cacciagrano, Piersandra Di Matteo e Tihana Maravic un’ipotesi che è fondante per il festival CRATere, ovvero il teatro e l’arte come promozione di pensiero, un “teatro filosofico” in cui il risveglio della coscienza costituisce la costante “rivolta”. Codice Ivan infine con un intervento pensato appositamente per CRATere porta il contributo di un progetto che ha trovato spazi di condivisione anche negli anni recenti, collaborazione che prosegue pure con i teatri soffiati, cui è affidata l’introduzione della rassegna.

 

Nazario Zambaldi